Testa Grigia (3315m), sentiero 6

da Perletoa inferiore/Onder Perletoa/Tschemenoal al Testa Grigia

La vetta, sullo sfondo il Cervino

La vetta, sullo sfondo il Cervino

Il sentiero 6 parte da Perletoa inferiore/Onder Perletoa/Tschemenoal e arriva alla Testa Grigia (3315m). È lungo 7595m e il dislivello totale positivo è di 1900m.
Il tempo indicativo per la salita è di 5h38. Il sentiero è classificato di difficoltà EEA.

Il Testa Grigia (o Grauhaup o Grengo) è la montagna per eccellenza per tutti gli escursionisti della zona che non osino spingersi oltre il livello dei ghiacciai. E’la vetta più alta delle due catene montuose ai lati del Lys, raggiungibile direttamente da un sentiero senza difficoltà tecniche estreme: un vero sogno.

Il dislivello da superare per raggiungerla è notevole, ma resta comunque una vetta molto frequentata anche perché chi la raggiunge dalla Val D’Ayas può risparmiare circa mille metri di salita arrivando fino ad Ostafa con gli impianti.

Dalla vetta la vista è ovviamente maestosa, sull’intero massiccio del Rosa, su tutti i principali gruppi montuosi della valle del Lys e della Valle D’Aosta. Pare che nelle giornate più terse si riesca a scorgere perfino il Lago Maggiore (una fortuna che non mi è ancora capitata).

Il 6 è uno dei due sentieri che si possono percorrere per raggiungere la cima. Dei due, è quello leggermente più lungo ma meno ripido e, a causa di questo, il più frequentato (anche perché dal Colle Pinter in poi si aggiungono le persone che salgono dalla Val D’Ayas). L’altro è il sentiero 10C, che parte da Gressoney-La-Trinité: più ripido (e quindi meno lungo), e decisamente meno frequentato.

Il bivacco Lateltin

Il bivacco Lateltin


L'inaugurazione del bivacco Lateltin

Articolo

A poca distanza dalla vetta, poco sotto Punta Pinter (antecima del Testa Grigia) si trova il meraviglioso bivacco Lateltin, dalla storia singolare: nel 1950 il falegname Ulrico Lateltin di Gressoney Saint-Jean, insieme al padre Floriano, ne iniziò la costruzione, cominciando a trasportare del materiale nella zona in cui sarebbe dovuto sorgere.

Il progetto si interruppe per le difficoltà nella costruzione e la scarsità di mezzi, ma nel 1983 quel materiale fu ritrovato dal nipote Augusto Linty, che ebbe l’idea di far ripartire la costruzione del bivacco (inaugurato poi il 4 agosto 1984). E’attualmente di proprietà del CAI di Gressoney La Trinité. Nella foto accanto un articolo de La Stampa del 1 agosto 1984 che ne annuncia l’imminente inaugurazione. Nel bivacco (16 letti) si può pernottare, a patto di trovarvi posto (impossibile prenotare): il costo è di 3€ che possono esser pagati a posteriori via bonifico, per ulteriori informazioni rivolgersi al Cai di Gressoney (+39 331  7893125, caigressoney@gmail.com).

In arrivo ad Alpenzu Grande

In arrivo ad Alpenzu Grande

Ma i punti notevoli di questo bellissimo percorso non sono finiti: a meno di un’ora dalla partenza, il sentiero transita per lo stupendo villaggio di Alpenzu Grande (in titsch Gròsso Albezò), 1779m, uno dei primissimi insediamenti Walser della valle (se ne trova traccia già in un documento del 1294), inattaccato dall’avanzare del tempo.

Il tratto con catene

Il tratto con catene

Il villaggio è parzialmente abitato solamente nella bella stagione. Proprio in mezzo vi si trova il Rifugio Alpenzu Grande, aperto da giugno a fine agosto, che oltre ai servizi di ristoro offre anche la possibilità di alloggio. E’ talmente bello il villaggio e panoramica la posizione, che può esser considerato esso stesso una meta per una breve gita. Per Alpenzu Grande, oltre che il sentiero 6, passa anche il sentiero 1W Walserweg,  e ne parte il sentiero 5A per il passo di Valfredda.

Due parole finali sulle difficoltà tecniche: il sentiero è classificato come EEA, il che significa che ci sono tratti attrezzati. Tali tratti sono due, raccolti nel tratto finale del percorso, dal colletto a nord del Bivacco Lateltin: c’è un gradino roccioso che si risale a forza di braccia aggrappandosi a due catene di ferro, e un canalino roccioso che porta direttamente in vetta attrezzato con due cavi d’acciaio non indispensabili per la progressione. Dal Colle Pinter al colletto appena citato il sentiero è a tratti sdrucciolevole perché su brecciolino e sfasciumi, ma non è particolarmente esposto se non in pochi punti. Consiglio senz’altro di indossare il casco dal Colle Pinter in su, perché essendo parecchio frequentato il rischio di caduta di sassi smossi dall’alto non è affatto remoto. Soprattutto per il canalino attrezzato finale è infine fortemente consigliabile indossare dei guanti, onde evitare di ferirsi maneggiando i cavi d’acciaio.