2. Il percorso

La difficoltà principale di questo itinerario è legata al fatto che, essendo assai poco frequentato, in qualche tratto (due in particolare: poco dopo l’inizio, e quasi alla fine) il sentiero è poco evidente, e bisogna cercarsi la strada autonomamente. Un cellulare ben carico con una traccia GPX di riferimento da consultare nei momenti dubbi è l’aiuto migliore. Per il resto, è certo una camminata impegnativa ma assolutamente sicura.  Il fatto che sia poco frequentato è d’altro canto parte del fascino di questo percorso.

Una volta arrivati ad Alpenzù Grande (seguendo le indicazioni iniziali per il sentiero 6), lasciare alla propria destra la fontana con lavatoio, tagliare l’abitato passando davanti all’entrata di sinistra del rifugio, e girare subito a sinistra imboccando il sentiero 5a. L’obiettivo è raggiungere il gruppetto di 3 baite bianche che si vede in alto a sinistra (sono le baite di Mehr, 1860m).

Le baite di Mehr

Le baite di Mehr

Il sentiero, appena lasciato l’abitato, prosegue verso sinistra lungo una stradina piuttosto larga con un muretto laterale (questo tratto è in comune al sentiero 1W Walserweg). Appena si arriva al primo albero sulla stradina, si trova un bollo giallo che indica il sentiero 5a verso l’alto: imboccare questa deviazione e salire, fino ad arrivare alle baite di Wissogavene. Il sentiero aggira sulla sinistra le baite e poi gira verso destra, salendo in diagonale nel bosco. Si sale fino ad arrivare alla baita Louisch Gaveno, 1864m (una targa in legno con il nome sopra la porta permette di identificarla).

Louisch Gaveno: a questa baita si gira a sinistra

Louisch Gaveno: a questa baita si gira a sinistra

E’ qui dove c’è il primo punto difficoltoso del sentiero 5A. Infatti qui il sentiero prosegue dritto, verso nord, ma va in realtà a ricongiungersi al sentiero 6 che porta verso il Colle Pinter. il 5A invece è “a sinistra”, verso ovest: dove? ebbene, qui non c’è nessuna traccia. Ci sono due alternative.

  1. Alternativa consigliata: a Louisch Gaveno si abbandona il sentiero a sinistra, salendo accanto agli alberi abbattuti, e si procede verso l’alto arrabattandosi tra la bassa vegetazione per circa una decina di metri fino ad incrociare la vaga traccia del sentiero 5A (tenendo sotto’occhio la traccia GPX sul cellulare) che procede verso sinistra/ovest.

    Il punto in cui si deve salire verso l'alto

    Il punto in cui si deve salire verso l’alto

  2. Alternativa sconsigliata: si prosegue sul sentiero per pochi metri, oltrepassando Louisch Gaveno, fin quasi a raggiungere il rudere successivo, pochissimo distante. Si vedrà sulla sinistra del sentiero un masso isolato sul quale si intravede una macchia gialla: è il bollo del sentiero 5A, che evidentemente proseguiva da qui. Sempre senza seguire alcuna traccia (a meno che non si trovino nell’erba alta le tracce di chi ci ha preceduto da poche ore), si abbandona il sentiero a sinistra e, sempre tenendo sott’occhio la traccia GPX sul cellulare, si cerca di raggiungere al di sopra di Louische Gaveno le tracce più evidenti che procedono verso ovest.
    Sconsiglio questa alternativa perché è meno chiara la direzione verso quale si deve procedere. Nella prima alternativa, invece, basta salire verso l’alto per circa una decina di metri e si dovrebbero incrociare senza troppi problemi le tracce del sentiero.
Il masso con il bollo quasi cancellato

Il masso con il bollo quasi cancellato

In questa mappa ho provato a mostrare le due alternative possibili: in rosso la prima, che taglia verso l’alto appena raggiunta Louisch Gaveno. In giallo la seconda, che prosegue fino al secondo rudere e poi si sposta sulla sinistra.

La deviazione per il 5A

La deviazione per il 5A

In questo video si vede la zona di cui parlo nella descrizione dell’alternativa 2: Louische Gaveno è la baita che si vede all’inizio del filmato, siamo davanti al rudere che si trova poco dopo, che viene inquadrato per secondo. Si vede poi il masso sul quale si intravede il bollo giallo: bisogna salire, cercando il sentiero, in direzione del punto sul quale si ferma l’inquadratura alla fine del filmato.

Superato questo punto cruciale, il resto del sentiero è ben tracciato quasi fino alla fine.  Terminato il bosco, il sentiero passa tra bassi cespugli di rododendri, ed arriva al guardo del primo torrente (senza nome) a circa 2044 metri. Questo guado avviene in una zona in cui la vegetazione è davvero foltissima, e bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi.

Il guado del primo torrente

Il guado del primo torrente

Fare molta attenzione al grosso masso che si trova appena guadato il torrente, che si deve aggirare sulla destra: al ritorno, quando ci si troverà ad avvicinarsi al guado dall’altra parte, si tenderà a NON ricordarsi questo passaggio, ed a proseguire quindi dritti. Se si fa così, ci si trova in un punto in cui si è letteralmente sommersi dalla vegetazione, ed è impossibile proseguire.

Nella foto sottostante, scattata al ritorno, si scorge in alto a sinistra il masso a sinistra del quale bisogna passare, e verso destra l’apertura che sembra essere la continuazione del sentiero, ma che in realtà porta verso il nulla.

Il guado al ritorno

Il guado al ritorno

Superato il primo guado, si risale fino a guadare un secondo torrente (il torrente Abetzbach) a circa 2260m. Questo guado non presenta particolari difficoltà, se non per il fatto che talvolta (a seconda della portata del torrente) il passo da compiere per guadare senza mettere lo scarpone nell’acqua potrebbe essere piuttosto lungo…

Il guado del torrente Abetzbach

Il guado del torrente Abetzbach

Il sentiero risale ancora e supera un primo cambio di pendenza a 2360m. Superato questo cambio di pendenza ci si troverà di fronte un enorme masso: il sentiero lo aggira sulla sinistra, dopodiché le tracce si fanno di nuovo incerte. Qui bisogna stare attenti, perché si sarebbe portati a continuare a salire: in realtà il sentiero prosegue sulla sinistra quasi in piano, se si guarda con attenzione si vedranno infatti poco lontano alcuni bolli gialli. Nella foto sottostante, la freccia indica la posizione del bollo da raggiungere dopo aver superato sulla sinistra il grosso masso in primo piano.

Il masso da aggirare sulla sinistra a 2360m

Il masso da aggirare sulla sinistra a 2360m

A circa 2450m si supera un secondo cambio di pendenza, oltre il quale appaiono all’improvviso le vicinissime baite di Valfredda (2478m) (una in ottime condizioni, una seconda praticamente distrutta).

Le baite di Valfredda, 2478m

Le baite di Valfredda, 2478m

Il sentiero passa a destra delle baite e risale la spalla soprastante, superata la quale si accede ad un valloncello preceduto da un torrente (il torrente Valfredda). Il passo Valfredda è finalmente in vista, nella foto sottostante è a destra della formazione rocciosa centrale.

Il valloncello finale

Il valloncello finale (giugno 2022)

Si scende nel valloncello, si supera facilmente il torrente e si attraversa il soffice prato che conduce alla pietraia. Da vicino ci si accorge che i massi sono davvero giganteschi, e se non ci fossero i frequenti bolli gialli a indicare la strada, attraversarla richiederebbe parecchio tempo.

La pietraia

La pietraia

Superata la pietraia, il sentiero si sposta sulla destra, lungo la separazione tra rocce ed erba, fino a risalire in direzione della macchia verde che si vede nella foto sottostante.

il sentiero risale verso la macchia verde a destra

il sentiero risale verso la macchia verde a destra

Raggiunta la macchia destra, siamo circa a 2740m. Il sentiero sale a sinistra in direzione della massima pendenza, ed è questo il secondo tratto in cui si dovrà faticare, perché il pendio è parecchio ripido e ci sono pochi bolli gialli piuttosto distanti tra di loro e tracce di sentiero praticamente inesistenti.
O si segue la traccia GPX sul cellulare, oppure ci si inventa una strada avendo come scopo quello di salire il più in alto possibile, lungo la verticale.

Il pendio che bisogna salire, senza traccia, seguendo i radi bolli gialli

Il pendio che bisogna salire, senza traccia, seguendo i radi bolli gialli

Il tratto è comunque piuttosto breve, sono circa 80m di dislivello. Superato quest’ultimo cambio di pendenza, il sentiero torna visibile: si taglia quasi in orizzontale da destra a sinistra un’ultima pietraia…

Ecco gli ultimi metri prima del passo, identificabile dall'ometto che si vede in lontananza

Ecco gli ultimi metri prima del passo, identificabile dall’ometto che si vede in lontananza

…e si arriva finalmente al passo di Valfredda (2807m).

Ometto al Passo Valfredda

Ometto al Passo Valfredda

Il passo non è esattamente panoramico verso la valle di Gressoney, visto che la vista è chiusa sul valloncello che si è appena superato.

Dal passo di Valfredda, guardando verso la valle del Lys

Dal passo di Valfredda, guardando verso la valle del Lys

Guardando verso la Val D’Ayas, si scorge il crinale con Punta Palasina e il famoso Corno Bussola.

Dal passo di Valfredda, guardando verso la valle d'Ayas. Il Corno Bussola svetta in primo piano.

Dal passo di Valfredda, guardando verso la valle d’Ayas. Il Corno Bussola svetta in primo piano.

Se si vuole proseguire verso il Corno Vitello, continuare sul sentiero per circa 300 metri fino ad incontrare il bivio tra il sentiero 5A ed il sentiero 5B. Da qui, seguire le indicazioni per il sentiero 5B, nella pagina dedicata. Proseguendo almeno fino al bivio si riescono ad osservare, guardando ad est verso la Val D’Ayas, i laghi di Valfredda e, sullo sfondo, Gran Paradiso e Monte Bianco divisi dal più vicino Corno Bussola.

3. La traccia GPX

Questa è il tracciato ufficiale del sentiero, secondo il Catasto Sentieri SCT della Valle D’Aosta.

4. Una recente escursione

Escursione del 17/7/2021

Ho raggiunto il Colle Valfredda, proseguendo poi per il Corno Vitello (guarda il sentiero 5B per i dettagli relativi), il 17 luglio 2021. Giornata stupenda, da segnalare una famigliola di 3 stambecchi che stazionava proprio all’inizio del nevaio: non si è minimamente scomposta al mio passaggio, e l’ho ritrovata nel medesimo punto sia all’andata che al ritorno. Inoltre, probabilmente a causa della pioggia la notte precedente, quel giorno dovevano esser appena nate UN MILIONE di mosche, che hanno flagellato il mio ritorno praticamente da poco sotto il nevaio fino ad Alpenzù…

Uno degli stambecchi incontrati all'inizio del nevaio
Le mosche, un flagello lungo il ritorno

5. Video

Video dal canale youtube di Bruno Borello, che risale al passo di Valfredda e arriva anche al Corno Vitello tramite il sentiero 5B.

Video dal canale youtube di Ramets88: